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BIOGrafia

Ophir nasce a Venezia nel 2013 dall'incontro di Marco Centasso (contrabbasso), Jacopo Giacomoni (sax alto) e Raul Catalano (batteria) nel corso dei laboratori d'improvvisazione musicale organizzati dal prof. Daniele Goldoni presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.
​Ophir nel Vecchio Testamento era una regione particolarmente ricca di oro, argento, metalli ed animali, merce da dare in pegno al re d'Israele. I tre musicisti hanno considerato l'immagine della ricchezza per poterla rapportare alla loro idea dell'improvvisazione musicale. Il loro disco di debutto, Ophir, è stato pubblicato nel maggio del 2017 ed ha ricevuto importanti riconoscimenti dalla critica. Il disco è stato presentato in prestigiosi festival come Roccella Jazz 2017 e Novara Jazz 2018 (sez. Street Jazz).

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Recensione di Ettore Garzia (ettoregarzia.blogspot.it/2017/07/poche-note-sullimprovvisazione-italiana_20.html)

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Nell'attuale area veneziana del jazz si fa avanti una prospettiva angolare e geometrica, che può essere applicata a molte intersezioni espressive. Tra queste, quelle ricordo con più acume sono state le proposte di Bittolo Bon e le soluzioni dell'Hyper+ assieme ad Amir El Saffar, jazzista e studioso di maqam, modalità araba e vocalità mediorientale. El Saffar è una delle fonti di ispirazione per il trio Ophir dei giovani Giacomoni-Centasso-Catalano (sax alto-contrabbasso-batteria), dove l'elemento di transito si avverte molto chiaro nel brano Conversazioni con Amir, un dialogo a tre suonato come se i tre musicisti fossero sotto illuminazione a candele. Perché Ophir? Se ne parla nel Vecchio Testamento come di una regione particolarmente ricca di oro, argento, metalli ed animali, merce da dare in pegno al re d'Israele; i tre musicisti hanno considerato l'immagine della ricchezza per poterla rapportare all'improvvisazione e non c'è dubbio che il riferimento al vecchio Ophir vada misurato sugli obiettivi attuali del trio. Il riferimento ad El Saffar copre solo quel brano, perciò il senso complessivo della musica del trio va preso su un più ampio ventaglio di elementi. 

Di strutture spezzate ed angolari si nutre anche l'improvvisazione dei tre musicisti Ophir, che giocano sul contrasto forte tra tema principale e allungamento delle timbriche che sorreggono le parti libere. Si cerca la pienezza del sound ed un effetto quasi post-rock come succede quasi inconsciamente nell'introduttiva Stanley Kubrick gira l'allunaggio, in Topi o in Roth, mentre la parte centrale del lavoro (da F a Szese) è più sperimentale, in qualche momento kitchen sound, in costante ricerca di una sensazione acustica che non sempre arriva. Nel complesso un bellissimo biglietto da visita per il futuro. 

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